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Cos’è l’Ingegneria della Corrosione e quanto la Disinfezione anti Covid influisce sul Deterioramento delle Superfici

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Author: Future Manager Research Center

Il fenomeno della corrosione genera enormi costi per la nostra società. Oltre alla stima che va dai 2 ai 4 trilioni di dollari persi ogni decennio a causa della corrosione negli Stati Uniti, la corrosione può compromettere la sicurezza delle persone. Incidenti ferroviari, usura di attrezzatura d’emergenza, esplosione di una diga, questi sono solo pochi esempi che dimostrano quanto la corrosione possa rivelarsi pericolosa per l’uomo. È evidente che è nel migliore interesse del pubblico che la corrosione, non potendo essere fermata completamente, venga almeno mitigata il più possibile.

Per ingegneria della corrosione si intende l’applicazione della fisica, matematica, chimica e ingegneria con lo scopo di sviluppare e implementare metodi per mitigare i danni causati dalla corrosione. L’industria dell’ingegneria della corrosione non è particolarmente conosciuta e non molte persone sono impiegate in questo settore, rendendo questa disciplina altamente di nicchia. Gli uomini e le donne che si occupano di ingegneria della corrosione sono impiegati in settori in cui la corrosione è una questione economica o di sicurezza considerevole.

Un ingegnere della corrosione si occupa della progettazione o implementazione di sistemi di protezione e tra i suoi obiettivi c’è la volontà di comprendere l’interazione tra un materiale e il suo ambiente. Grazie a questi esperti appare evidente come anche un piccolo cambiamento in entrambi possa fare la differenza tra giorni e decenni di vita utile.

Veniamo ora alla delicata questione della pandemia da COVID-19 che sta ancora affliggendo il mondo intero: l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha affermato che la pulizia accurata delle superfici e l’applicazione di disinfettanti a livello ospedaliero comunemente usati siano delle procedure efficaci. 

È ormai noto che il virus respiratorio si diffonde principalmente attraverso il contatto con una persona infetta, inoltre gli scienziati stanno ancora determinando la sua esatta natura e il ruolo delle superfici nella diffusione del contaminante. Per quanto riguarda il tempo di sopravvivenza del coronavirus sulle superfici ci sono studi che hanno indicato una variazione significativa della sua permanenza che va da due ore a nove giorni e dipende da fattori come il tipo di superficie, la temperatura e l’umidità. Un’efficace inattivazione del virus potrebbe essere ottenuta utilizzando comuni disinfettanti come l’ipoclorito di sodio (candeggina).

La comunità della corrosione è perciò molto preoccupata per aumento dell’uso di disinfettanti su determinate superfici che altererebbe il loro tasso di corrosione a breve-medio termine.

I protocolli sanitari delle industrie sono cambiati, comportando effetti negativi sulle superfici altamente esposte agli ipocloriti dal punto di vista della corrosione; basti pensare che un disinfettante su cinque elencato dalla US Environmental Protection Agency e indicato come efficace contro il virus comprende composti clorurati, la maggior parte dei quali a base di ipoclorito di sodio. 

Un argomento di ricerca utile sarebbe quello di riuscire ad ottenere un controllo appropriato della corrosione, selezionando inibitori che non diminuiscano l’efficacia del processo di sanificazione. Infine, dovrebbero essere considerati approcci di ricerca multidisciplinare per affrontare queste urgenti sfide troppo spesso messe in secondo piano.