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Recruitment Process Outsourcing: lo Strumento giusto per instaurare una nuova Normalità

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Author: Future Manager Research Center

Vivendo ormai in uno scenario che, a causa del COVID-19, molti definiscono quasi “apocalittico” per il mondo del business, si percepisce ogni giorno di più la necessità di rivolgere lo sguardo al cambiamento. Banalmente anche un bambino è cosciente del fatto che se qualcosa non funziona o lo si ripara o lo si cambia: ecco che, nell’ambito HR, coloro che si occupano di RPO si sono ritrovati a doversi orientare verso nuovi modelli di reclutamento.

È di certo un periodo di crisi che però non colpisce in egual modo le imprese e le attività. Ci sono aziende che hanno ridotto drasticamente la loro forza lavoro (e sono molte), altre che non hanno cessato di assumere o altre ancora che stanno addirittura incrementando il numero dei loro nuovi dipendenti. In questo senso l’esternalizzazione consente loro di strutturare o ristrutturare i processi di acquisizione di talenti. Tutto ciò viene effettuato riconfigurando la comunicazione tra clienti e candidati al fine di costituire (per citare il titolo del podcast dove Future Manager è protagonista) una “nuova normalità”.

Per gran parte delle aziende dotate di una forte vocazione globale il ricorso all’esternalizzazione dei processi è all’ordine del giorno. Se prima della pandemia però RPO si basava sul principio “siamo in grado di garantirvi una risorsa che possa operare in loco a contatto diretto con il dipartimento HR dell’azienda cliente”, ora invece lo stesso identico servizio deve essere garantito, quando possibile, a distanza.

Questo cambiamento ha intimorito e confuso in molti che, per paura di non riuscire a colmare tutti i posti vacanti, si sono rivolti contemporaneamente a diverse agenzie che forniscono il servizio dell’outsourcing per portare avanti i loro processi di recruitment.

Tuttavia effettuare operazioni di questo genere rischia di apportare solo più confusione di quanta ce ne sia già. A tal proposito torna in campo nuovamente il concetto di “globalità”, infatti solo i provider RPO che fanno dell’internazionalità il loro punto di forza riescono a garantire ottimi risultati su scala globale, poiché già avvezzi all’uso di tutte quelle tecnologie che accorciano le distanze. Il nocciolo della questione è proprio questo: basterebbe appoggiarsi ad una e una sola agenzia di consulenza che abbia familiarità con le operazioni oltre frontiera per porre rimedio alla situazione.

Chiaramente essere eccellenti sempre, comunque e ovunque è un’ardua sfida nella quale però i servizi RPO possono costituire un potente alleato.