Future Manager Italy Insights
Author: Future Manager Research Center
La violenza di genere può colpire chiunque, bambini o adulti, indipendentemente dal proprio orientamento o identità sessuale. Stiamo vivendo un momento storico in cui le strutture di potere tradizionali vengono messe alla prova in modo significativo. Un sempre più crescente numero di individui fino a poco tempo fa emarginati prendono coraggio e raccontano le loro esperienze. Queste voci fuori dal coro rappresentano il tentativo di sfidare l’attuale mondo eteropatriarcale, dove l’eteropatriarcato si riferisce a un sistema sociale e politico in cui il genere maschile e l’eterosessualità esercitano un’influenza dominante su altri generi e orientamenti sessuali. Ciò che mettono in atto questi uomini e queste donne con le loro testimonianze è una vera e propria battaglia contro le strutture di potere gestite da élite maschili che continuano a rafforzare e reificare il proprio dominio, spesso con mezzi molto violenti.
La revisione globale del 2013 sulla violenza contro le donne realizzata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è stato il primo studio di questo tipo nella storia. Si stima che il 35% delle donne in tutto il mondo abbia subito violenza fisica e/o sessuale da parte del partner intimo o da un individuo che non appartiene alla loro sfera privata. Nel 2017, il Movimento Me Too (#Metoo) contro le molestie e le aggressioni sessuali si è acceso negli Stati Uniti, a causa delle accuse di abusi sessuali contro il produttore cinematografico Harvey Weinstein. È diventato virale come hashtag sui social media, come molte altre proteste nate all’inizio del XXI secolo, in seguito all’ascesa dell’attivismo digitale.
Se un dibattito sulle molestie e gli abusi sessuali ha invaso il globo negli ultimi anni, in Grecia, un paese generalmente socialmente conservatore, la vecchia e consueta abitudine di tacere sulla questione è rimasta forte. Quando la medaglia d’oro greca della vela alle Olimpiadi del 2005, Sofia Bekatorou, ha parlato il mese scorso di essere stata aggredita sessualmente da un ufficiale sportivo a 21 anni, è stata una svolta in un paese in cui affrontare tali abusi è stato veramente raro. Ora le cose stanno cambiando.
Scopriamo di più sulla vita di questa atleta: Σοφία Μπεκατώρου è il suo nome greco, nata il 26 dicembre 1977 ad Atene. Donna riservata e pacata, la cui passione per la vela l’ha incantata fin da piccola. Deve però fare subito i conti con il pregiudizio che governava questo sport: prima di poter frequentare un corso di vela vicino a casa sua ad Atene, la piccola Sofia di soli otto anni dovette dimostrare a un istruttore di saper fare un nodo marinaro basico in maniera appropriata.
Bekatorou ha trascorso i suoi primi pomeriggi in una barca a vela delle dimensioni di una vasca da bagno, ma gli allenatori hanno preso atto della determinazione della ragazza e al suo dodicesimo compleanno, dava filo da torcere agli avversari maschi in varie competizioni. Era chiaro che Sofia fosse già sulla strada per vincere medaglie d’oro e diventare una grande campionessa.
I grandi risultati non si fanno attendere: nella competizione velica delle Olimpiadi estive di Atene nel 2004 vince la medaglia d’oro nella regata di doppio femminile della classe 470 con la sua compagna Emilia Tsoulfa.
Dopo un grave infortunio alla schiena, riesce a conquistare una medaglia di bronzo nella classe yngling a chiglia alle Olimpiadi estive del 2008 a Pechino.
Un altro evento molto significativo per la sua carriera sportiva ma anche personale è seguito otto anni dopo, perché Sofia Bekatorou è stata la prima donna in assoluto selezionata come portabandiera per rappresentare la Grecia nelle cerimonie di apertura alle Olimpiadi estive del 2016 a Rio de Janeiro. Ha dedicato questo traguardo raggiunto allo stadio Maracanà alla sorella maggiore, morta di cancro al cervello quattro mesi prima.
Recentemente, durante un seminario sportivo online, Sofia Beakatorou ha rilasciato una dichiarazione inaspettata. La donna ha dichiarato di essere stata aggredita sessualmente all’età di 21 anni da un ufficiale (di cui non ha fatto il nome) della Federazione ellenica di vela durante i preparativi per i Giochi Olimpici di Sydney. È la prima vera accusa di violenza sessuale e abuso di potere a cui la Grecia assiste da quando il movimento #MeToo ha travolto il mondo negli ultimi anni, accusa che colpisce figure potenti nel mondo dei media, della politica e dello sport. Le sue dichiarazioni hanno attirato l’attenzione nazionale e hanno suscitato manifestazioni di sostegno per Bekatorou, in particolare dalla prima presidente donna della Grecia, Katerina Sakellaropoulou.
Negli anni, nonostante sia costantemente alle prese con il ricordo di quella terribile esperienza, Sofia è riuscita a diventare una delle atlete più decorate della storia greca, ad avere due figli e ad ottenere una laurea in psicologia.
Bekatarou ha detto di sperare che la reazione abbia segnato un punto di svolta per la società greca, che spesso sembra rassegnata al clientelismo ufficiale e all’impunità. Grazie alla sua confessione, la Grecia ha finalmente il suo movimento #Metoo, in più si è aperta una conversazione sui ruoli di genere, sulla discriminazione, le dinamiche di potere e il sessismo quotidiano nel paese. La sua voce ha incoraggiato molte alter persone che si erano trovate in una situazione simile a farsi avanti e condividere anche le loro storie.
Un pubblico ministero ha ora avviato un’indagine sulle denunce di violenze, molestie sessuali o abusi nel settore artistico, al centro di molte delle nuove accuse.